RESPIRO = VITA

Simonetta Amicabile • apr 07, 2023

Respirare: un gesto vitale...alterato dallo stress e dalle nostre emozioni

Per circa 20.000 volte al giorno compiamo il gesto "involontario" della respirazione, per portare ossigeno in ogni angolo del nostro corpo. Tuttavia anche per le persone sane, respirare "correttamente" non è così scontato: la nostra vita frenetica, la mancanza di buon riposo, lo stess, cattive abitudini come il fumo, sovrappeso o eccessiva magrezza e le emozioni, vanno ad alterare ritmo, modalità ed efficacia dell'atto respiratorio, con conseguenze negative sul benessere dell'individuo.

Il principale muscolo respiratorio:  il DIAFRAMMA

Il principale artefice della nostra respirazione è il DIAFRAMMA, un potente muscolo a forma di cupola, innervato dai nervi frenici C3 –C4- C5 , che separa la cavità toracica da quella addominale.

L'apice della cipola è il centro frenico, ossia un ampio tendine centrale posto nel punto di massima convessità, dal quale si irraggiano i fasci carnosi del muscolo. Il centro frenico è posto superiormente, a livello della vertebra dorsale D8, leggermente più alto a destra per lasciare il dovuto spazio al fegato sottostante, e con una lieve depressione a sinistra, sulla quale si appoggia il cuore, che risulta connesso al diaframma attraverso il tessuto connettivo. 

Sempre a contatto con la superficie superiore del diaframma e ad esso ancorati grazie alla Pleura Diaframmatica, ci sono i polmoni.


I polmoni, durante gli atti respiratori, salgono e scendono comprimendo la cavità addominale come uno stantuffo.

Superiormente e lateralmente invece, i polmoni rimangono in sospensione grazie al cosiddetto Apparato sospensore della pleura e dai legamenti vertebropleurale, costopleurale e scalenopleurale, il cui compito è quello di evitare che le pressioni intratoraciche esercitate dalla respirazione possano esercitare forze di spinta o trazioni sulla radice del collo, e la conseguente rettilinizzazione della fisiologica curva cervicale, provocando dolore (cervicalgie).


Le inserzioni inferiori delle fasce muscolari (pilastri) del diaframma, avvengono sulle ultime 6 coste, lasciando gli spazi necessari, posteriormente, per il passaggio di importanti muscoli posturali quali l'ileopsoas e il quadrato dei lombi.

Tali muscoli, per il meccanismo di trasmissione delle forze nelle catene muscolari, ricevono le eccessive tensioni e compressioni proveniente da un eventuale diaframma ipertonico (eccessivamente contratto e abbassato) esercitando a loro volta trazione sulla colonna.

Inoltre, come già accennato precedentemente, a seguito dell'appiattimento del diaframma, l'abbassamento dei polmoni rispetto alla loro posizione fisiologica provoca eccessive tensioni su tutto l'apparato sospensore, con un incremento delle trazioni verso il basso sulla radice del collo.

L'insieme di tutte queste tensioni, provocano dunque trazioni anomale sulla colonna verterale, provocandone la globale alterazione delle curve fisiologiche, con possibile insorgenza di maggior cifosi, iperlordosi e rettilinizzazione del tratto cervicale, con conseguenti rischi di protusioni, ernie, alterazione della postura e insorgenza di infiammazioni, limitazione del movimento e dolore.


Il DIAFRAMMA oltre ad essere connesso nella sua faccia superiore alla base del cuore e dei polmoni, è connesso con la sua faccia inferiore a fegato, milza, stomaco, e pancreas.

L’esofago attraversa il diaframma nel suo percorso verso lo stomaco passando nell’orifizio esofageo diaframmatico: è comprensibile dunque, in caso di ipertonia / retrazione del diaframma, come la parte terminale dell’esofago possa venire “strozzata” prima del suo imbocco nello stomaco, formando una deviazione detta “Ernia Iatale”, origine di notevoli disturbi di reflusso gastro-esofageo.


Poichè il respiro è la nostra fonte di vita, per il buon funzionamento del sistema respiratorio e, in generale, per mantenerci in salute, è perciò necessario mantenere in equilibrio tutti gli apparati deputati alla respirazione, incluso il sistema muscolo articolare, affinchè l'atto repiratorio possa avvenire nella miglior efficienza e portare "vita" ed energia in ogni angolo del nostro corpo.


Ma vediamo nel dettaglio come di fatto avviene la respirazione...


I MECCANISMI DELLA RESPIRAZIONE

La nostra respirazione è regolata dal sistema nervoso autonomo, ma può essere modificata anche volontariamente (possiamo infatti arrestarla andando in apnea, oppure prolungarne l'inspirazione e l'espirazione ). 


IL CICLO RESPIRATORIO PREVEDE 4 FASI:

  1.   Inspirazione;
  2.   Fase intermedia d’apnea inspiratoria, prima che avvenga l’espirazione;
  3.   Espirazione;
  4.   Fase intermedia d’apnea espiratoria, prima di riprendere l'inspirazione.


A loro volta possimo suddividere l’inspirazione e l’espirazione in:


  • Inspirazione a riposo (detta anche diaframmatica): avviene per la prevalente azione del diaframma che, contraendosi, si abbassa creando successivamente un gradiente pressorio intratoracico negativo rispetto all’ambiente esterno con il conseguente “riempimento” spontaneo dei polmoni. 
  • Inspirazione forzata: avviene attivamente attraverso la collaborazione del diaframma e dei muscoli accessori inspiratori reclutabili;
  • Espirazione a riposo:  avviene passivamente grazie alla restituzione al diaframma della forza, precedentemente incamerata in fase inspiratoria da addominali e perineali, e grazie all'azione del legamento freno-pericardico in grado di restituire al diaframma la forza elastica accumulata nella sua fase discendente (di inspirazione) permettendogli così di ritornare in alto, nella sua posizione d’equilibrio, svuotando progressivamente i polmoni;
  • Espirazione forzata: avviene attivamente sia grazie ai meccanismi dell’espirazione a riposo ma anche attraverso l'attivazione  del muscolo traverso dell’addome, in grado di comprime la massa viscerale in senso antero-posteriore facendo risalire bruscamente il diaframma oltre la posizione d’equilibrio,  “spremendo” i polmoni, e grazie anche all'incremento dell'attività dei muscoli intercostali che, grazie all’azione di tenuta degli addominali, contraendosi faranno abbassare il costato (il Pilates, si basa su questa modalità di respirazione che prevede la contrazione costante e controllata del plesso addominale durante tutta la respirazione, affinchè l'azione pressoria esercitata sul diaframma sia maggiore, rendendo tale muscolo più elastico ed efficiente, miglirando di conseguenza la tonicità, l'elasticità e il lavoro dei principali muscoli tonici posturali).

La normale respirazione a riposo avviene per circa un 80% grazie il movimento diaframmatico (che crea compressione e decompressione dell'addome quindi prominenza e rientranza della pancia durante la respirazione) e per circa un 20% per il movimento dei muscoli accessori (toracici e addominali che provocano un leggero "allargamento" e innalzamento della cassa toracica per dare maggiore spazio ai polmoni).

Un irrigidimento di questo importante muscolo (ipertonia) provoca un abbassamento della cupola, con un conseguente abbassamento del lume cardiaco, della base dei polmoni, la compressione dei vasi sanguigni (vena cava e aorta) e linfatici che attraversano il muscolo e lo strozzamento dell'imbocco esofageo nello stomaco (ernia iatale).

Il DIAFRAMMA oltre ad essere connesso nella sua faccia superiore alla base del cuore e dei polmoni è connesso con la sua faccia inferiore a fegato, milza, stomaco, e pancreas. L’esofago attraversa il diaframma nel suo percorso verso lo stomaco passando nell’orifizio esofageo diaframmatico: è comprensibile che, in caso di blocco e retrazione del diaframma, la parte terminale dell’esofago possa venire “strozzata” prima del suo sbocco nello stomaco formando una deviazione detta “Ernia Iatale”, origine di notevoli disturbi di reflusso gastro-esofageo.

Le inserzioni inferiori delle fasce muscolari che formano la cupola avvengono sulle ultime 6 coste.

Il Diaframma è innervato dai nervi frenici C3 –C4- C5 e separa la cavità toracica da quella addominale.

Nella respirazione a riposo (diaframmatica) il diaframma sfrutta principalmente ancoraggi muscolari lombari, sternali e costali per abbassare il centro frenico, creando una maggior depressione toracica (riduzione di pressione nela cassa toracica rispetto all'ambiente esterno, consentendo l'ingresso dell'aria), ma con conseguente incremento della pressione nella cavità addominale: come uno stantuffo quindi funge da pompa, creando un movimento di spremitura dei tessuti, e portando ad una maggior efficienza di riassorbimento dei liquidi di ristagno da parte del sistema linfatico. 


L’escursione del diaframma nella respirazione a riposo è principalmente gestita dalla capacità di escursione del centro frenico che consente un abbassamento del muscolo di circa 2,5 cm., corrispondente ad un’immissione d’aria di circa 0,5 litri: in un minuto gli atti respiratori variano dai 12 ai 14 per un totale di 6 o 7 litri d’aria circa d’aria movimentata. 

L' abbassamento del centro frenico è tuttavia limitato dalla massa dei visceri addominali e dalla messa in tensione degli elementi di sospensione del mediastino.

Gli addominali e il diaframma pelvico invece sono strutture che si oppongono alla compressione dei visceri con elasticità, con azione simile a quella di una semplice puleggia di riflessione.  Tale meccanica porta a considerare le strutture connettivali del mediastino con l’ancoraggio cervico-dorsale come una forma di ampio tendine del diaframma: potrebbe essere paragonato alla corda degli ombrelloni da giardino, dove la trazione comporta l’elevazione delle bacchette e di conseguenza l’apertura dell’ombrellone.

In pratica, durante l'inspirazione, il centro frenico si abbassa espandendo verso il basso i polmoni, mentre le coste si alzano leggermente per consentire l'espansione del torace.


Durante la massima ventilazione volontaria e la ventilazione sotto sforzo il DIAFRAMMA si accorcia del 20% fino al 40% per ogni atto respiratorio.


Nella ventilazione "sotto sforzo" intervengono i 

Muscoli Inspiratori ed epiratori Accessori. Tra questi citiamo quelli che più frequentemente subiscono ipertonie (manifestano contratture) conseguentemente a sforzi eccessive o attività protratte a lungo (inclusa una vita "stressata"):


Il muscolo sternocleidomastoideo;

I muscoli scaleni; 

l'elevatore della scapola

I muscoli grande pettorale e piccolo pettorale;

Il muscolo dentato anteriore e posteriore;

Il muscolo trasverso, obliquo e retto dell'addome

i muscoli erettori della colonna vertebrale

i muscoli intercostali ed elevatori delle costole

il muscolo trapezio


IL TRATTAMENTO DI SBLOCCO DEL DIAFRAMMA

Il trattamento del Diaframma avviene attraverso manipolazioni e pressioni della fascia connettivale che interessa il muscolo, non prima di aver lavorato le catene miofasciali compromesse dalla cattiva respirazione e di aver lavorato con il paziente sulla RESPIRAZIONE corretta. 

Sembra strano, ma un'altissima percentuale di persone non sa respirare! Avete capito bene...non sa respirare! 

Ma come è possibile? 

Pensate ai momenti in cui avete provato una forte paura, angoscia o quando siete di corsa, presi da mille cose da sbrigare...com'è il vostro respiro?

Il più delle volte, non necessariamente a causa di un trauma fisico, il respiro si blocca e rimane "viziato"! La paura blocca il diaframma in atto inspiratorio... fa "trattenere" il respiro...Il nostro sistema neurovegetativo interviene allora portandoci inconsciamente ad un tipo di respirazione forzata: cerchiamo di incamerare più aria sollevando la cassa toracica attraverso lo sforzo dei muscoli accessori alla respirazione sopra descritti. 

Avete presente una persona presa dal panico? Respira affannosamente muovendo tutta la parte alta e soffiando spasmodicamente. Ora, se anzichè di panico parliamo di stress, l'intensità della respirazione cambia, ma non cambia molto la modalità: il diaframma, divenuto ipertonico, rimane retratto (abbassato), e ciò comporta l'utilizzo prevalente dei muscoli accessori alla respirazione (respirazione toracica), provocando non pochi disturbi a collo, spalle, colonna vertebrale, visceri.

Lavorare sul respiro e sul Diaframma non risulta spesso facile per il paziente, poichè comporta la gestione di una forte componente emotiva che può affiorare durante il trattamento. Per contro la necessità che l'operatore sia un terapista preparato è fondamentale.

Cosa può succedere? Il diaframma è in stretta connessione con l'amigdala attraverso il sistema neurovegetativo, ossia con quella parte del nostro cervello che è la centralina delle emozioni connesse alle esperienze del nostro vissuto. Inoltre il Diaframma, decontraendosi, va a ridurre la pressione sul muscolo ileopsoas che viene detto anche "muscolo dell'anima" per la sua stretta connessione con il cervello rettiliano, con i ricordi e le emozioni. 

Il beneficio che il muscolo ileopsoas riceve dalla "risalita" del muscolo diaframma, riporta un riequilibrio della muscolatura della colonna vertebrale, uno sblocco energetico a livello addominale e riconduce ad un nuovo stato di nuovo benessere generale

Durante lo sblocco fisico del muscolo, si liberano sempre le emozioni connesse al motivo per cui era avvenuto il "blocco". Ciò può accadere durante la seduta o nel poco tempo successivo ad essa. 

La sensazione successiva è liberatoria, ma può risultare dolorosa l'esperienza dello sblocco.

Ci vuole un po' di coraggio, di desiderio di mettersi in gioco per migliorare il proprio benessere, e di presa di consapevolezza: solo noi possiamo scegliere di cambiare per il nostro bene...oppure scegliere il male minore rimanendo dove siamo. 

Ovviamente non si tratta di una seduta di psicoterapia...ma potrà venirvi voglia di pensare anche ad un percorso di crescita personale e di cambiamento. 


Poichè il respiro è vita...tornare a respirare bene fa venire...una gran voglia di vivere e di godersi la vita!


Simonetta


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